APRICALE si trova
nell’immediato entroterra di Ventimiglia nella Valle del Nervia ed appare
in tutta la sua bellezza quando, imboccata la provinciale a destra subito
dopo Isolabona, si sono percorse poche centinaia di metri.
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi come testimonia il ritrovamento
di tumuli sepolcrali con riferimenti religiosi celtici risalenti al periodo
mesolitico (5500 a.C.) rinvenuti in località " Cian de u Re " e
poco lontano con le "Carsete d'Arnadun".
La presenza
di manufatti dall'età del bronzo sino all'epoca romana scoperti
in tutta la zona stanno a significare come il territorio fosse molto frequentato
probabilmente per il clima mite e per la presenza di cacciagione abbondante.
Il nome sembrerebbe derivare dal latino
"apricus" cioè esposto al sole anche se buona parte del paese rivolta
a nord è piuttosto in ombra come si può notare dalla foto
a sinistra presa in periodo invernale e la netta divisione fra la parte
soleggiata e non.
In effetti anche nel dialetto locale si contrappone "abrigu" a "übagu"
in latino "opacus" (in ombra).
C'è da dire che, sempre pensando al latino, "apri callis"
si potrebbe tradurre "sentiero di cinghiale" e la zona di Apricale è
molto frequentata da questi animali. Comunque la prima citazione storica
del 1092 parla di Avrigallus con forse qualche riferimento ai Galli, chissà
!!!
Lo storico Nino Lamboglia, fondatore dell'Istituto di Studi Liguri
ha sostenuto che dal toponimo "Ento", presente nel territorio come primo
insediamento di una comunità religiosa con la chiesa (forse convento
benedettino) di San Pietro in Ento, derivi il nome dei Liguri Intemeli
fondatori di Albium Intemelium l'attuale Ventimiglia.
Il borgo
che conserva ancora la sua struttura medioevale fu eretto a partire
dal IX secolo intorno al Castello dei Conti di Ventimiglia e dal 1270 in
poi appartenne ai Doria di Dolceacqua.
I suoi statuti comunali risalgono al 1267 come prima stesura e risultano
fra i più antichi di Liguria, oggetto di studio per molti storici
ed appassionati che purtroppo han trovato e continuano a trovare qualche
difficoltà nella consultazione, prima quando erano presso l'Istituto
di Studi Liguri a Bordighera e oggi che, dopo il restauro, son tornati
diciamo "a casa" .
Gli statuti proverebbero come i Conti di Ventimiglia e poi i Doria
concedessero una certa autonomia comunale agli abitanti del borgo permettendo
l'elezione di consoli e l'emanazione di leggi. I "capitula" in un misto
di diritto romano e longobardo regolavano la vita quotidiana e dovevano
essere osservati da tutti con differenze nelle pene tra gli abitanti e
i forestieri. Si tratta di una conquista eccezionale per l'epoca ed Apricale
è il primo paese della Liguria occidentale a raggiungerla.
Certo che le pene erano piuttosto strane e oltremodo pesanti, si
accettava il principio del giudizio di Dio con la prova del fuoco, si seppelliva
vivo l'assassino con la sua vittima, si mozzavano le mani ai ladri, comunque
le leggi erano scritte, uguali per tutti ed espresse dal popolo e non soggette
al capriccio o al parere personale del signore feudale.
Nei secoli successivi il borgo segue le vicissitudini del feudo
di Dolceacqua negli alti e bassi e nelle lotte anche fratricide che la
potente famiglia genovese dei Doria ebbe con i nemici di turno.
Dalle malefatte di Imperiale Doria che causarono vendette da parte
dei paesi confinanti alle lotte tra Guelfi e Ghibellini che li opposero
alla Contea di Ventimiglia.
Di particolare rilievo storico è la dominazione, durata solo
qualche anno, dei Grimaldi di Monaco, gli antenati del principe Ranieri
insomma.
Si era in un periodo di relativo benessere agli inizi del XVI secolo
quando Bartolomeo Doria, figlio di Enrichetto, pensò di potersi
impossessare del territorio monegasco uccidendo il proprio zio, fratello
di sua madre, Luciano Grimaldi, signore del luogo. La partecipazione complice
di Andrea Doria che, con la sua potente flotta, stava davanti al porto,
dà all'avvenimento un'importanza notevole.
Ma, quando il 22 agosto 1523 Bartolomeo uccide lo zio a pugnalate,
i genovesi non intervengono e l'assassinio non ottiene i risultati sperati
anzi la vendetta di Agostino Grimaldi, fratello dell'ucciso e vescovo di
Grasse è terribile.
Egli invade tutto il territorio e cinge d'assedio Apricale e il
suo castello dove si è rifugiato Bartolomeo per la sua posizione
strategica quale ultimo baluardo difensivo. Le operazioni militari si protraggono
e gli abitanti ne subiscono le conseguenze. Alla fine si trovano con il
castello ed il borgo distrutti e con l'onere di rimediare con gabelle e
diritti feudali nei confronti dei Grimaldi.
L'abilità politica del grande ammiraglio genovese rimette
però le cose a posto in poco tempo e i Doria ritornano sui loro
territori con un personaggio come Stefano, cresciuto alla corte di Carlo
V e compagno d'armi di Emanuele Filiberto che sposando Apollonia Grimaldi
ristabilirà la pace tra le famiglie.
E' di questo periodo l'inizio dell'influenza sabauda sul Marchesato
e la sua contrapposizione a Genova che con alterne vicende durerà
sino alla Rivoluzione Francese.
Nonostante le guerre, le carestie, le invasioni, i morbi, le pestilenze
che decimavano la popolazione, Apricale, forse anche per la sua posizione
geografica, arriva con una popolazione abbastanza omogenea al periodo giacobino
quando, anche se non inizialmente, si lascia influenzare dalle belle teorie
sbandierate dai rivoluzionari francesi : Libertà, Uguaglianza e
Fraternità.
Sembrava ce ne fosse bisogno ma la realtà fu molto meno attraente
con l'inizio di un lungo periodo di sequestri, violenze, furti. I soldati
francesi si comportarono da vincitori servendosi di quanto era loro necessario
ma anche del superfluo. Arroganti e prepotenti poco lasciavano agli abitanti.
Venne imposto un "maire" che in quanto ad autorità e giustizia faceva
pensare con nostalgia ai Sindaci ed ai Consoli precedenti. Eppure sembrava
salito al potere il regime fondato sulla "democrazia"!!"
E poi l'annessione alla Francia, con l'obbligo del servizio militare
che privava la terra di braccia giovanili nel duro lavoro dei campi
e nella pastorizia, portò estrema povertà.
Si legge testualmente in un documento dell'epoca "quest'anno è
stato il più misero che abbia visto persona vivente; in generale
per tutto il mondo era un pianto il vedere il numero rimarchevole assai
delli poveri per le contrade che piangeva fame...... Tutti li giorni non
si vedeva altro che donne, figlioli e homini in cerca di qualcosa da mangiare.
Homini e donne e figlioli andavano di casa in casa chi per brenno chi per
sale chi per farina...... brenno di qualsiasi sorte e se lo mangiavano
così, sciutto come le bestie".
A questo si aggiunse la straordinaria invasione di branchi di lupi
che fecero strage di animali da pascolo ed anche di numerose persone.
In compenso Apricale fu toccato marginalmente dal terremoto del
1831, dall'epidemia di colera del 1835-36 e dal disastroso terremoto del
1887 che distrusse Baiardo e Bussana e che viene ricordato con angoscia
"il sangue delle vittime del crollo della chiesa scorreva per i carugi,
la notte delle Ceneri .........."
L'aspetto più interessante di Apricale è la sua struttura
architettonica che colpisce profondamente quanti vi arrivano per la prima
volta. Il centro storico, praticamente tutto il borgo, ha conservato l'aspetto
medioevale quasi totalmente e le sue viuzze strette (i carugi) sono gli
stessi da secoli. Purtroppo negli anni '60 le pareti sono state "sporcate"
da affreschi moderni di qualità generalmente modesta, rovinando,
in nome di una discutibile attrattiva turistica, muri secolari. E' infatti
di quegli anni l'inizio del tentativo di rilancio del paese dal punto di
vista turistico anche per le difficoltà oggettive che l'agricoltura
locale stava incontrando.
Questi tentativi proseguono tuttora con alterni successi creando
però più disagi che benefici agli abitanti che con notevole
impegno e dedizione vivono in paese.
C'è da dire ad onor del vero che in questi ultimi anni stanno
arrivando ad Apricale migliaia di visitatori attratti dalle manifestazioni
artistiche di vario tipo che si susseguono per tutta l'estate e anche per
lunghi periodi di stagione morta. Per il momento questo afflusso ha prodotto
pochi riscontri obiettivi se non per alcuni "furbi foresti" ma si spera
che col tempo questa tendenza possa invertirsi e produrre maggior benessere
per tutta la popolazione e non solo disturbo.
Non mancano però alcune opere di un certo interesse storico
ed artistico.
Mi riferisco alla bellissima piazza medioevale dominata dal castello
ristrutturato con interventi pubblici ma riservato a pochi eletti con le
due chiese e la fontana. Piazza che, lontano dai rumori, diventa un teatro
all'aperto di grande impatto visivo ed un luogo di serenità e di
sollievo dallo stress quotidiano. Meriterebbe un utilizzo più consono
alla sua struttura ma tant'è !!!
La Chiesa Parrocchiale dedicata alla Purificazione di Maria Vergine
(fino a quando........ dato che la festa è sparita dalla liturgia
???) presenta un pavimento in mosaico abbastanza interessante insieme ai
mosaici della facciata ma è di ristrutturazione recente senza nulla
di particolarmente antico anzi ultimamente una Fabbriceria molto attiva
sembra movimentarne l'aspetto interno in senso sempre meno tradizionale.
Nell'oratorio sopra la fontana invece, dedicato a San Bartolomeo, sono
presenti (per il momento) due opere molto interessanti: una tavola dipinta
ad olio raffigurante S. Antonio Abate di buona scuola pittorica risalente
al XVI sec. e un polittico datato 1544 raffigurante la Madonna della Neve
(contitolare della cappella) con ai lati S. Bartolomeo e S. Lorenzo.
Da vedere assolutamente sarebbero poi la chiesa di S. Maria degli
Angeli all'inizio del paese che presenta affreschi che risalgono al XV
sec. e che coprono le pareti e la volta, da studiare anche da un punto
di vista iconografico e quella di S. Antonio Abate sul cimitero con abside
che risale al XIII sec., con l'affresco absidale che rappresenta il Cristo
nella "mandorla mistica" e gli evangelisti e con interessanti quadri probabilmente
settecenteschi posti alle pareti laterali.
Malauguratamente le chiese
sono sempre chiuse salvo la chiesa parrocchiale durante le poche funzioni
liturgiche.
Apricale insomma è un paese che, al di la del suo nome, si
presenta come la sua posizione geografica gli consente, una parte (la potenzialità),
in posizione aprica, solare, ed un'altra all'übagu .......... un pò
più in ombra.
Speriamo che la luce prevalga sulle tenebre !!!