Però, non è tutto oro quel che luccica infatti il posto dove sono nato era un piccolo borgo di contadini negli anni successivi alla II guerra mondiale.
Il paese viveva le sofferenze del dopoguerra e i miei, ancora segnati dall’assassinio da parte dei nazi-fascisti (ma chissà chi erano poi........) del capo famiglia, vivevano fra mille problemi e difficoltà economiche.
I miei genitori, profondamente cattolici e praticanti, impegnati nell’Azione Cattolica e nel Terz' Ordine Francescano, mi hanno cresciuto con sottofondo di Rosari e Requiem aeternam e a quattro anni conoscevo a memoria tutta la liturgia facendo il chierichetto (come San Domenico Savio) in tutte le occasioni possibili e immaginabili (Messa, Vespri, Benedizioni, Rogazioni, Missioni, ecc.).
Il gioco, le lotte con i compagni, l’aggressività, non facevano parte del mio modus vivendi.
Seguivo mia madre nei campi, pregavo con lei e quando ero solo costruivo altarini nei muri a secco di Liguria scimmiottando funzioni religiose.
A 7 anni avevo già ricevuto Prima Comunione e Cresima col Parroco come padrino, s’intende.
A scuola tutto bene, il ricordo più forte è quello di una volta che un compagno mi stava picchiando ed io che le prendevo senza reagire in quanto avevo paura di fargli male difendendomi.
Nel ’56, quando i comunisti russi invasero l’Ungheria io giravo per le stradine del paese (i carugi) per declamare agli ignari compaesani i proclami di Pio XII contro guerra e comunismo ateo e diabolico.
Finite le elementari con risultati ottimi e passato l’esame di ammissione alla scuola media mi ritrovai in collegio, dai Salesiani.
Ricordo una sofferenza e una tristezza terribile che però non lasciavo trasparire, me la tenevo dentro e reagivo con la preghiera, la messa, la meditazione, gli esercizi spirituali, i primi Venerdì del mese, poi i primi sabati, il servizio all‘altare, il canto liturgico e quant’altro poteva servire per trovare sollievo.
I Salesiani vedendomi così lontano dal gioco, dallo sport e così incline alla disciplina, cercavano di stimolare la vocazione con i miei genitori che non speravano altro.
I loro sogni (mi avevano dedicato alla Madonna chiamandomi Gabriele e Mariano) sembravano avverarsi, ma io non amavo la Congregazione di Don Bosco, erano troppo moderni, troppo legati al gioco, allo sport, non facevano altro che gare, campionati, olimpiadi, ed io odiavo tutto questo.
Così a 14 anni finite le medie, diedi loro la prima grande delusione.
Niente seminari, niente preti, niente licei……… a Ragioneria ………… nel mondo !
Ma lo choc fu terribile……… Io pieno di principi, intriso fino alle ossa di moralismo, di tabù, di certezze che mi devo scontrare con le bugie, l’arte di arrangiarsi, il linguaggio scurrile, la ginnastica che fino ad allora ero riuscito a schivare e che mi terrorizzava e le ragazze…………. il dramma, esisteva anche l’altro sesso ed io non sapevo neanche la differenza fra i due !
Un compagno di classe fa qualche accenno alla masturbazione, rimango turbato, non so di cosa parla (lo capirò dopo mesi) ma mi sento a disagio e non ci dormo la notte.
Gli insegnanti pensano ai fatti loro, entrano, la raccontano e se ne vanno, non mi propongono più di diventare prete, non passeggiano più con me nel cortile parlando di Dio e di quello che vuole da noi, che studi o che non studi non gliene frega niente, l’insegnante di ginnastica mi dà delle manate sulla testa vedendomi incapace di correre, di saltare, di fare la pertica, di giocare persino………… "Ti farò diventare un uomo ……… pezzo di merda che non sei altro…… " mi apostrofa ed io terrorizzato reagisco saltando le lezioni. La prof. di matematica usa metodi analoghi, non vado male ma sono imbranato e quella lì sta seduta con le gambe larghe……… tratta tutti con aggressività, vuole svegliarmi da non so cosa ed io salto le ore di matematica.
Mio padre, deluso pensa a lavorare ed io, libero di muovermi, cerco di sfuggire le situazioni difficili o scabrose.
E comincio anch’io ad uscire con le ragazze, diventano importanti per me, scrivo loro delle lunghe lettere che non spedisco, dedico loro poesie, canzoni e parlo, parlo della purezza, della castità, della bellezza di scoprire insieme l’amore dopo il matrimonio, della sporcizia del sesso fuori del rapporto coniugale, del disordine morale e quando una, dopo più di un anno di amore "intenso" e platonico, con sotterfugi incredibili per poterci vedere, mi dice al primo bacio "Era ora !!" resto di stucco e mi convinco che le donne sono tutte facili, sta a me fare in modo di proteggerle perché la tentazione è più forte di loro. Possibile che solo io sappia resistere agli stimoli della carne ! ?
La Chiesa è messa da parte. Come si fa ad andare in chiesa, non ci sono più i banchi divisi per uomini e donne, le ragazze vanno a messa con le gonne corte, non mettono più la "veletta" sul capo, tutti fanno la comunione senza inginocchiarsi, senza digiuno dalla mezzanotte ma soprattutto si suona la chitarra e si cantano canzonette sempre più banali !! Una vergogna !!
E passano gli anni, nel mondo ma non del mondo, con superficialità ma sempre più chiuso in me stesso, solo ed incompreso. Forse nessuno se ne accorge, io non parlo con nessuno, inizio ad interpretare un ruolo, un personaggio che va bene per tutte le occasioni, i problemi, le ansie, il rifiuto, quello che ho dentro il cuore tento di seppellirli nell'angolo più profondo.
Con i miei genitori non comunico anzi, con mio padre è chiusura totale, non ci si parla nemmeno e proprio allora succede qualcosa che segnerà la mia vita.
In un pomeriggio di fine estate, mentre sono, come sempre, in giro a divertirmi, a far festa, cantare, ballare ecc. la notizia improvvisa e drastica senza mezzi termini mi viene comunicata da uno zio che stava cercandomi: "Dai, cammina, finiscila di far lo stupido……. TUO PADRE E’ MORTO !!!"
Mio padre, 50, anni era stato schiacciato da una bettoniera mentre stava lavorando in cantiere nel momento esatto in cui io mi stavo divertendo e non lo potevo neanche più vedere, nessuno lo ha più visto, era stato ricomposto e chiuso nella bara dopo gli accertamenti.
Per mesi ho cercato di ricostruire gli ultimi momenti che avevo parlato con lui, le ultime parole ma ricordavo solo i rientri a casa in punta di piedi per non svegliarlo e il fingere di dormire al mattino quando partiva per evitare scontri verbali o peggio.
Insomma, mio padre era morto nel momento di maggiore rottura tra di noi.
Non riuscivo a farmene una ragione, il fatto di non averlo visto cadavere mi faceva pensare che forse non era vero, magari c’era stato uno scambio di persona (mi avevano detto che era irriconoscibile) chissà forse era scappato, schifato da una vita di sofferenza e lavoro duro e faticoso, deluso nei suoi sogni, come succedeva a me e che un giorno sarebbe spuntato all’improvviso, sarebbe tornato ed io avrei potuto chiedergli scusa di tutto, avrei saputo dirgli quanto era importante per me, sarei stato pronto a non deluderlo più.
Ma la realtà è un'altra, sento sulle spalle la responsabilità del capo famiglia pur non essendone capace, ho mia madre che, già più anziana di mio padre, ora sembra invecchiata precocemente, due fratelli che stanno ancora studiando e la società che mostra tutta la sua indifferenza e superficialità di fronte ad una famiglia incapace di fare i propri interessi sacrosanti contro il datore di lavoro e le assicurazioni che naturalmente non vogliono mollare troppo e che poi di fatto ci riusciranno, quasi che mio padre si fosse messo sotto quel mostro per farsi schiacciare.
Mi metto a cercare un lavoro ma mi devo accontentare..............
Mio padre avrebbe voluto che fossi sacerdote, non è più possibile in una Chiesa ormai radicalmente cambiata, cerchiamo almeno di non deluderlo nell'altra sua passione, la musica. Riprendo pertanto gli studi musicali interrotti quando non si andava d'accordo forse anche per non dargliela vinta.
Ora posso tentare di fare quello che lui sognava, almeno in parte !
Ma forse è troppo tardi o magari lo faccio pensando chissà, di farmi perdonare, in questo modo, i dispiaceri che gli ho dato e lui non è lì a consigliarmi, ad arrabbiarsi, a prendermi a cinghiate !!!!
Quanto mi mancano le sue botte !!!
Con il mio matrimonio e poi con la nascita dei figli il problema religioso però riemerge.
Mio padre e i sacerdoti che avevo incontrato mi avevano insegnato molte cose che mi erano entrate nel sangue, di conseguenza mi scontrai col parroco che naturalmente di quello che avevo imparato io non gli fregava niente.
La Chiesa era cambiata ed io dovevo adattarmi. Ma a me avevano insegnato che certe cose non possono cambiare, mi trovai pertanto a chiedere i Sacramenti come li ritenevo giusti.
"Quando mi dimostrerà che i miei genitori, i miei nonni, tutti, si sono sposati in modo sbagliato o non valido e che si dovrebbero risposare, allora mi sposerò come dice, ma fino a che non me lo dimostra........." La stessa cosa vale per il Battesimo. Non solo io ma tutti i Santi della Chiesa, tutti i Papi, tutti i preti, i Vescovi sono stati battezzati in un certo modo. Era sbagliato ????? No !!! Allora si faccia lo stesso con mio figlio.
Mio padre ha chiesto il battesimo per me ed io chiedo lo stesso battesimo per mio figlio..............
"Ma non è cambiato nulla" mi rispondono "è lo stesso di prima !!!" "Ancora meglio............. vuol dire che non ci saranno problemi a farlo come voglio io!"
Io ricordavo ancora perfettamente tutti i riti dei Sacramenti. Avevo iniziato a fare il chierichetto a 3 anni. Sapevo a memoria tutta la messa, i salmi, le preghiere, i sacramentali e non facevo neppure errori nella pronuncia latina perché era stata la mia materia preferita a scuola.
Ed è di quegli anni il ricordo più intenso, più emozionante, un ricordo che continua ad accompagnarmi perché troppo bello !!!!

Un momento di intensa commozione ma pure di felicità, capitato per caso come sovente succede.
Ero andato a Mentone per accompagnare una conoscente ad una visita medica in quanto parlavo francese.
Dopo alcuni giri viziosi trovai da posteggiare abbastanza lontano dallo studio medico in una stradina secondaria.
Scendo dalla macchina e davanti a me vedo un foglietto non più grande di una cartolina con su scritto a mano: "Qui, la seconda domenica di ogni mese si può assistere alla S. Messa secondo il rito di S. Pio V a cura dei gruppi di preghiera di Padre Pio".
Mi metto letteralmente a saltare e la persona che era con me mi guarda senza capire, legge il foglio ma resta sempre di più esterefatta, a lei non dice nulla ma per me è la conferma di qualcosa che non osavo sperare.
La domenica successiva (seconda del mese, guarda caso.....) mi precipito in anticipo di un'ora, io ritardatario nato !!!
Entro in una specie di cappella anche se dentro era stata adattata a sala conferenze, non c'è un'anima...........
Mi siedo su di una poltrona e aspetto perplesso........... e dopo un comincia ad arrivar gente, mi guardano, mi sorridono, sembrano conoscersi tra di loro ed io mi sento sempre più spaesato tanto da pensare di andar via.
Ma la mia curiosità la vince sul disagio e dopo un arriva un prete, non giovanissimo ma neppure troppo anziano con un signore che lo accompagna e delle valigie. Mi sorprende positivamente la tonaca nera a cui non ero più tanto abituato.
In pochi minuti montano su un altare contro la parete ed il sacerdote inizia la Messa "Asperges me Domine hyssopo et mundabor: lavabis me et ............ " Mi metto a cantare d'istinto ma la gola è bloccata dall'emozione e quando rispondo all' "Introibo ad altare Dei" con "ad Deum qui laetificat juventutem meam" non riesco più a trattenere le lacrime. Io che non piansi quando morì mio padre mi trovo a singhiozzare come una ragazzina che guarda "Love story". Ricordo tutte le parole a memoria, tutti i canti, le preghiere, sembra che gli anni non siano passati, sento vicino il mio papà, ritrovo tutte le cose in cui lui credeva, per cui aveva lottato, che aveva cercato di inculcarmi e che, dopo anni di latenza forzata, vengono a galla.
La Chiesa è ancora viva, non è persa ogni speranza, quello in cui credevamo mio padre ed io non è sparito, non si è volatilizzato in quattro accordi di chitarra o in qualche canzoncina, banale nella musica e nelle parole, cantata come al bar con il prete che gira il sedere a quello che una volta veniva chiamato il "Santissimo".
Ecco che attraverso la preghiera personale ma dal quel giorno anche con quella comunitaria, di cui in fondo sentivo la mancanza, mi pare quasi di riconciliarmi con mio padre dopo tanti anni.
Se esiste, anche solo per un momento, la possibilità di essere felici in questa vita, quello fu per me un momento di intensa felicità. Ritrovavo quello che credevo perduto per sempre. Con le parole mi rendo conto di non riuscire a descrivere quello che ho provato ed il coinvolgimento emotivo di quel giorno.
E da allora per un di anni ho seguito questo gruppo di fedeli tradizionalisti con assiduità ed entusiasmo e credo siano stati gli anni più sereni della mia vita.
Con i figli piccoli cerco di dare una mano nella Chiesa e nella Scuola e trovo grande disponibilità sia con le insegnanti che con la Chiesa che, almeno nella persona di un nuovo Parroco sembra capire se non le mie esigenze almeno i miei punti di vista. Ho bisogno di fare qualcosa per gli altri, è sempre stata una mia necessità, vengo accettato senza imposizioni di sorta. Mi dedico anima e corpo alla Comunità locale che con l'apporto del mio spirito "tradizionale.." sembra riprendere una nuova vitalità.
Fin da subito chiarisco le mie idee sulla liturgia, sulla catechesi non solo al mio parroco ma anche al Vescovo diocesano che mi accetta così come sono.
Ed è un rifiorire di feste, di partecipazione popolare, di recupero dei ragazzi.......... insomma rinasce una comunità viva tanto che divento un punto di riferimento per molti dovuto forse al fatto che non c'è più in paese un Parroco residente e che lo stesso mi concede la massima fiducia.
Ma una cosa bella non può durare ed un nuovo Vescovo con un nuovo Parroco decidono (non spontaneamente credo, ma su sollecitazione) che io non servo più e senza tante spiegazioni mi dicono di starmene a casa.
E' naturalmente quello che faccio, mi metto da parte lasciando ovviamente agli "amici" che ora comandano e dirigono fieri, l'onore e l'onere di gestire a modo loro le croci, i banchi, le statue, gli altari, le candele, insomma, quello che resta..................

E' per me molto triste vedere una chiesa bella e grande, costruita con enormi sacrifici dai nostri antenati, ridotta a ricevere pochi fedeli vecchi che vanno ormai per abitudine.

Ed ecco che la chiesa parrocchiale viene dichiarata inagibile per problemi di stabilità. Così i pochi devono utilizzare l’oratorio di San Bartolomeo, più facile da accudire, tener pulito, ornare con pochi fiori  e che sembra già piena con quindici persone.

Curioso risulta il fatto che inagibile viene dichiarata la chiesa, in cima alla collina di Apricale, ma non tutta la struttura abitativa che sta sotto e che dovrebbe essere la causa dell’eventuale movimento nel pavimento.

Anche in questo caso penso a mio padre e a mia madre e sento la loro sofferenza !!!

"Mi nu sun bon a vive...... a far cum'i fan tütti..... "
a nu sun bon a vive........ mancu a vuglierme bèn ???